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sabato 16 luglio 2011

Andreas Gryphius (2/10/1616 - 16/7/1664)

A SE STESSO

Orrore ho di me stesso, le membra mi tremano,
Quando le labbra e il naso e le cavità degli occhi,
Che ciechi sono per le veglie, l’aria pesante del respiro,
Contemplo, e le ciglia già morte degli occhi.

La lingua nera per l’arsura cade insieme alle parole,
E balbetto non so che cosa; l’anima stanca invoca
Il Gran Consolatore, la carne odora di sepolcro,
I medici mi abbandonano, i dolori fanno ritorno.

Il corpo non è più che vene, pelle e ossa.
Stare seduti è la mia morte, coricati – la mia pena.
Le anche stesse hanno bisogno ormai di chi le sorregga!

Che cos’è l’alta gloria, e la giovinezza e gli onori e l’arte?
Quando arriva l’ora: ogni cosa si fa nebbia e fumo.
E un bisogno ucciderà noi con piena premeditazione.

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