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martedì 16 agosto 2011

Andrew Marvell (31/3/1621 - 16/8/1678)

ALLA SUA DONNA RITROSA

Se Mondo e Tempo bastassero, questa
tua ritrosia non sarebbe un delitto.
Siederemmo pensando dove andare
a passare il lungo giorno d’amore.
Sulle sponde del Gange tu potresti
trovare rubini, io sulla corrente
dell’Humber andrei a lamentarmi.
Dieci anni prima del diluvio t’amerei
e tu, volendo, potresti negarti
fino alla conversione degli ebrei.
Il rigoglioso amore crescerebbe
più vasto d’un impero e più lento.
Cento anni passerebbero a lodare
i tuoi occhi e a fissare il tuo viso.
Duecento per adorare i tuoi seni
e trentamila per tutto il resto.
Un’età intera per ciascuna parte
e l’ultima svelerebbe il tuo cuore.
Perché, signora, tutto questo meriti
né io a più basso prezzo t’amerei.
Ma dietro le spalle odo il carro
alato del tempo avvicinarsi veloce
e davanti a noi vedo le deserte
distese di una vasta eternità.
Perderai per sempre la bellezza
e sotto la volta di marmo non udrai
più l’eco del mio canto; solo i vermi
metteranno alla prova la purezza
lungamente difesa; sarà polvere
il tuo bizzarro onore, la mia brama
cenere. Luogo intimo e grazioso
la tomba, ma non là voglio abbracciarti.
Mentre sul tuo incarnato la rugiada
della giovinezza indugia ancora
e lo colora, mentre da ogni poro
la tua anima avvampa di voglie,
ora che possiamo, godiamoci la vita;
e affrettiamoci, come sparvieri
appassionati, a divorare il tempo
anziché patire schiacciati
dalle sue lente fauci. In una sola
sfera saldiamo forza e dolcezza,
e con dura lotta strappiamo il piacere
tra i ferrei cancelli della vita.
Se non possiamo fermare il sole,
facciamolo correre più veloce.

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