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giovedì 1 settembre 2011

Jiri Orten (30/8/1919 - 1/9/1941)

La cosa chiamata poesia

La cosa chiamata poesia

quella vorresti fare?

In solitudine singhiozzare

e tanto volere bene.

Senti? E’ il suo ticchettio

Così disperato giocare

La cosa chiamata poesia

quella vorresti fare?

Forse lo sai che spesso

la parola è troppo sciocca

Ma Dio ti chiude la bocca

e altro non ti può dare

La cosa chiamata poesia

quella vorresti fare?


Di chi sono?

Io sono dei piovaschi e delle siepi

e delle erbe chinate dalla pioggia

e della chiara canzone che non gorgheggia,

del desiderio che sta chiuso in lei.

Di chi sono?

Io sono di ogni piccola cosa smussata

che mai spigoli ha conosciuto,

dei piccoli animali che reclinano la testa,

sono della nuvola quando è straziata.

Di chi sono?

Io sono del timore che mi ha tenuto

con le sue trasparenti dita,

del coniglietto che in un giardino in penombra

esercita il suo fiuto.

Di chi sono?

Io sono dell’inverno ostile ai frutti

e della morte, se il tempo lo chieda,

io sono dell’amore, di cui sbaglio la porta,

al posto di una mela ai vermi lasciato in preda.

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