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mercoledì 21 dicembre 2011

José Hierro (1922 - 21/12/2002)




VORREI NON ODIARE QUESTA SERA
   Vorrei non odiare questa sera,
non portare sulla mia fronte la nube oscura.
Questa sera vorrei avere occhi più chiari
per posarli sereni nella lontananza.
   Dev'essere bellissimo poter dire:
"Credo nelle cose che esistono e in altre
        che probabilmente non esistono,
in tutte le cose che possono salvarmi,
        anche ignorando il loro nome;
conosco la frutta dorata che dona l'allegria."
   Vorrei non odiare questa sera,
sentirmi leggero, essere fiume che canta,
        essere vento che muove la spiga.
Guardo a ponente. S'abbuiano i lunghi percorsi
        che vanno nella notte,
che donano la loro stanchezza alla notte, che entrano
        nella notte a sognare nella sua grande menzogna.



ARRIVO DELLA MORTE
Perché mi vedi stanco, ferito,
così silenziosa arrivi
e mi offri in te il riposo,
la pace che rompe le mie catene?

Perché mi vedi nudo, secco,
al punto di essere quasi terra,
nelle tue due mani porti la chiave
per aprirmi la pace completa?

Vattene via, lontana dal mio fianco,
dove io non ti possa vedere.
Nudo, triste, miserabile,
senza altro letto che l'erba,
senza altro bicchiere che la mia mano,
senza altro tetto che le stelle
né altro amico che la stanchezza
di sentieri e di strade,
resisto a dormire il tuo sonno,
ad essere la mia ombra, madre nera.
Vattene via, lontana dal mio fianco,
dove io non ti possa vedere,
che povero e cieco e solitario
e ferito e triste amo la terra,
dove trovo, ogni mattina,
la certezza di essere materia.





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