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mercoledì 25 gennaio 2012

TERNI CITY ROCKERS: 19a puntata


«Il futuro appartiene
a coloro che credono
nella bellezza dei loro sogni.» 
   (Eleanor Roosvelt)

TREDICESIMO

AGENZIA ANSA DEL 27 MARZO 1983 – ORE 13,22

 “I Synthesis, noto gruppo heavy metal di Terni, stanno provando un nuovo cantante, tale Captain Black. Proprio questa mattina, nella sala prove del gruppo, nella zona industriale di Sabbione, il cantante ha effettuato dei provini che, stando alle prime indiscrezioni, sembra abbiano avuto un esito positivo. Ecco il commento di David P., chitarra solista del gruppo: «Il provino è andato bene: Captain Black non ha molta esperienza come cantante, ma ha una grossa volontà. Allo stato attuale delle cose, direi che ha un 60% di possibilità di diventare il nostro nuovo singer.»”

   Il 14 aprile, Roby e Marco, largamente in anticipo sui tempi previsti, danno l’esame per prendere questa benedetta patente di guida. Risultato: Roby, nessun errore, promosso; Marco, due errori sulla precedenza e uno sui segnali, bocciato, senza possibilità di replica immediata… ci rivediamo tra 30 giorni.

E VAI, CE L’HAI FATTA PURE TU!

   Il giorno dopo, un qualunque sabato di primavera, fu impreziosito dall’uscita di “In rock we trust, inc.”, primo, unico e stracult demo-tape dei Warhead.

   Mercoledì 4 maggio 1983, fu una data importante per tutto il movimento metal umbro, e di conseguenza anche per gli Strangers, anche se i rockers ternani non sapevano ancora a cosa sarebbero andati incontro, nel senso che da questo evento nacque un’amicizia vera e profonda. Ci fu, infatti, il primo concerto degli Interceptor, gruppo heavy perugino, al cinema Zenit del capoluogo umbro.
   Era stato il Rivelli, che frequentava l’Università a Perugia, facoltà Economia e Commercio leggermente fuori corso (era al 3° anno ma aveva dato un solo esame), ad avvertire Roby del concerto.
   «A Mù…» gli aveva detto al telefono «domani sera ce sta un concerto de un gruppo rock de Perugia… se chiamano Interceptor… non lo so se li conosci…»
   «Sinceramente no!» rispose Roby.
   «Beh… se t’enteressa sonano domani sera alle nove al cinema Zenit…»
   «Grazie Robbè, probabilmente ce verrò… ma ‘ndo sta ‘stu cinema?»
   «C’hai presente Corso Cavour?»
   «E come no… conosco Peruggia quasi come Rio de Janeiro…. Comunque dai, spiegame ‘ndo sta che lo dico a Fausto, tanto ce verrà pure lui co’ tutta la truppa, e lui Peruggia la conosce mejo de me!»
   Ok, l’amico barbone (nel senso che aveva una folta barba) gli diede le coordinate del cinema Zenit, e si diedero appuntamento per la sera seguente: se non aveva altro da fare, tipo studiare o uscire con qualche pischella perugina, ci sarebbe andato pure lui e sarebbe stato il suo primo (ma sottolineerei anche l’unico) concerto metal.
   Come al solito partirono da Terni in cinque, con la “poppò” che Fausto fregò al paparino, un’Alfasud sprint, più agile, più scattante e più veloce dell’Ami 8 tutta cigolii e perdite d’olio.
   Davanti allo Zenit, che fu trovato abbastanza facilmente da Fausto… dopotutto i due anni trascorsi a Perugia come studente universitario erano pur serviti a qualcosa, poiché ormai l’Università era un lontano ricordo, c’ere già un po’ di gente, soprattutto sedicenni in jeans, scarpe da tennis e t-shirts varie; i nostri, invece, erano come al solito in alta uniforme: chiodo, jeans e stivaloni.
   Prima dell’arrivo del gruppo, fecero conoscenza con Moreno, un trentenne amante dell’heavy metal di Campello sul Clitunno, dove aveva un ristorante-albergo, “Il Pescatore”, che si rivelò, più in là, un importante appoggio per la futura fanzine degli Strangers “Sentinel”, e altri tre suoi amici di Foligno, tutti appartenenti al G.O.R. (Gruppo Operaio Rivoluzionario), un’associazione che già dal nome faceva capire benissimo la propria estrazione politica.
   Dopo qualche minuto, arrivarono i componenti del gruppo, facilmente riconoscibili per via degli strumenti, e i ternani si fanno avanti per conoscerli.
   «Ciao! Noi siamo metallari di Terni… ci hanno avvisato che oggi debuttavate e siamo venuti a conoscervi. Io mi chiamo Roby, lui è Fausto… lei è Mary… lui è Bruno e lui Marco. A Terni siamo molti di più e ci chiamiamo “The Strangers”, come una vera gang di strada!»
   «Ciao a tutti… io sono Giulio e sono un po’ il portavoce del gruppo. Mi fa molto piacere conoscere qualcuno di Terni e mi fa molto piacere sapere che da voi il movimento heavy è molto avanzato… Qui a Perugia di metallari ce ne sono pochi ma buoni; qui ascoltano tutti la new wave o il jazz, però non ci possiamo lamentare… Ma se rimanete qui dopo il concerto, ci andiamo a fare una birra e potremo chiacchierare più a lungo… ok?»
   «Si, certo… va bene… ci vediamo dopo… e in bocca al lupo per il concerto!»
   Dopo circa una mezzoretta, iniziò lo spettacolo. Il gruppo si presentò con la classica formazione a cinque: due chitarre, basso, batteria e voce… beh, alla voce c’era quell’incredibile essere che risponde al nome di Giulio Biocca.
   Ora, non è facile descrivere un concerto degli Interceptor: non è un gruppo prettamente heavy metal nel senso più estremista del genere. Tanto per intenderci, il genere si avvicina più a gruppi come Priest o Scorpions o Leppard o Ac/Dc piuttosto che ai Mötorhead o ai Metallica. È un insieme di riffs elementari, graffianti e aggressivi al tempo stesso, con un’armonia più sul dolce che sull’incazzato. Pezzi come “Sex” o “She ain’t cool enough for me” o “Permanent revolution”, ti schiodano letteralmente dalla poltrona, invitandoti a muoverti e a saltare fino a schiantarti per terra. Giulio, poi, è un vero animale da palcoscenico, non sta fermo un attimo, corre di qua e di là come un folletto (frequentava l’ISEF il bimbo), e la sua voce è sublime, mai roca o incazzata o scurrile, ma sensuale e con un’estensione di ottave molto alta (dopotutto il suo modello è sempre stato Rob Halford).
   Fu un concerto molto coinvolgente, con gli Strangers davanti al palco ad incitare il gruppo e i rockers perugini molto restii ad alzarsi dalle poltroncine, e alla fine furono tutti sudati e felici; Giulio coniò un nuovo termine per definire la musica dei suoi Interceptor: athletic metal rock!
   E davanti a pinte di un’ottima bionda alla spina, i cinque rockers perugini, più altri che si erano accodati, si dimostrarono ancor più veri e genuini. Ottimi amici e per una volta, (e direi pure ERA ORA!), il dualismo campanilistico Terni-Perugia andò a farsi fottere!
   Dopo quel concerto, a Roby venne un’idea che cercò di sviluppare con l’aiuto del solito Fausto.
   Roby non era un cantante vero e proprio, e poi si sentiva più adatto a fare una cosa tipo “Public relations” o addetto stampa: uno dietro le quinte, ecco! Non se la sarebbe mai sentita di mettersi sopra un palco, davanti a delle persone, istigarle a saltare o a farle cantare.
   Fu così che, qualche giorno dopo, parlò con David: «Senti David, non credo che sia il caso di prendere me come cantante dei Synthesis, non credo di essere in grado di assolvere a questo compito, ma abbiamo conosciuto un ragazzo di Perugia che, penso, sia la persona più adatta a questo scopo. Ha una gran voce e sa muoversi bene sul palco. Io ne ho già parlato a lui, e uno di questi giorni viene a Terni a provare con voi, poi starà a te e agli altri giudicare se ho regione o no!»
   Morale della favola: Giulio diventerà il front-man dei Synthesis di lì a poco, sdoppiando il suo impegno tra Terni e Perugia, tra Interceptor e Synthesis, e il suo debutto avverrà in un favoloso concerto all’Anfiteatro Fausto della Passeggiata il 10 luglio, ma prima di ciò, ci sono tante altre cose da raccontare.

   Intanto, venerdì 13 maggio, esce il nuovo album dei Maiden “Piece of mind”, con il nuovo batterista e con Bruce Dickinson ormai padrone assoluto della situazione. L’album continua l’evoluzione già iniziata col precedente “The number of the beast”, cercando di andare oltre al metal vero e proprio, con brani come “Revelations” o “Dune”, cercando di attingere, per i testi, a libri di fantascienza come, appunto, “Dune” di Frank Herbert. Il gruppo è ormai al top e ci rimarrà fino al seguente “Powerslave” e all’apoteosi  del double-live “Live after death”, per poi cominciare una lenta, ma inesorabile involuzione che, secondo molti, si è protratta fino ai giorni odierni.

   Con il disco dei Maiden a far bella mostra con la sua copertina particolare (come tutte le copertine dei Maiden) negli scaffali della libreria di Roby, gli Strangers, il 14 maggio, vanno a Filottrano, paese d’origine di Fabio, per seguire un nuovo concerto dei Warhead nel paesino dell’entroterra marchigiano.
   Come la maggior parte dei primi concerti del gruppo, anche questo fu funestato da vari problemini tecnici: spie che non funzionano, microfoni che gracchiano, volumi assurdamente bassi, ma l’energia che si sprigionava dai “5-rockers-5”, fece sì che anche stavolta lo spettacolo fu più che dignitoso.

   Il ritorno fu un po’ più arduo.
   Sulla Giulia 1300 di Robur, avevano preso posto, oltre al padrone, Roby, Bruno, Lucio, Mauro e Paola (si, si, avete letto bene… in 6, alla faccia dei punti sulla patente che ancora dovevano arrivare…).
   All’altezza di Visso (quindi ad una sessantina di km da Terni), Robur si accorge di essere a corto di benzina… è quasi mezzanotte… l’auto di Fabio col resto della truppa è già sulla strada di casa… i cellulari sono una mera utopia. Non è facile trovare un distributore aperto in mezzo agli Appennini. Quindi, scaricati Roby, Bruno e Lucio nella piazza di Visso, Robur tornò indietro, con la speranza di trovare qualche self service.
   I tre scaricati a terra, per vincere la noia in quel paesino pieno di anziani con problemi asmatici, si misero a giocare a “Scala 40” nel bar della piazza, con vicino una buona dose di birra calda e Buondì Motta (logicamente non avevano minimamente cenato).
   E giù ad urlare ed ad inveire contro il gran culo di Lucio a carte!
   Robur, Mauro e Paola si ripresentarono ben le 2 di notte, dopo aver girato per oltre due ore a piedi in cerca di una pompa di benzina, che alla fine trovarono ad una quindicina di km da Visso.
   Il barista non ce la faceva più ad intrattenere i tre superstiti che cercavano di assalire il poveraccio, reo di essere partito da Filottrano in riserva. Ci fu una finta scazzottata che allarmò i pochi avventori rimasti. E quando uno di questi cercò di chiamare la Polizia, i sei rimontarono in macchina in tutta fretta e, sgommando come Piquet, lasciarono sul selciato di quella piazzetta, qualche centimetro di battistrada, a mò di firma indelebile.

Altra giornata fatidica, fu quella del 18 dello stesso mese.

   Maggio, come gennaio, è sempre stato il mese dei compleanni per gli Strangers: Fausto, Marco e Silvia, si correvano pochi giorni tra di loro, anche se l’età era diversa. Tale situazione, non poteva non generare grosse scorpacciate nei locali della città.
   Quell’anno, poi, la cosa sarebbe stata ancora più grande, visto che con l’arrivo di Silvia, il gruppo si era ingrandito… e Silvia di amiche da invitare ne aveva molte.
   Si decise per il “Love Drink”, la pizzeria di via Rossini, mèta abituale delle serate scoglionate dei nostri amici.
   In tutto c’erano una cinquantina di persone, quella sera, sembrava quasi una cena di matrimonio.
   Non sto qui a dirvi i nomi di tutti gli invitati, ma vi posso assicurare che, oltre agli Strangers veri e propri, c’erano anche i Synthesis col nuovo singer Giulio insieme al suo grande amico Aurelio (chitarrista degli Interceptor), gli Shark di Giulio “Yngwie” Rossi, gli amici del Tennis Club e qualche cugino di Marco e Luca, le compagne di scuola di Silvia, qualche amica di Fausto e Mary: insomma, un vero bailamme di gente di tutti i tipi, di tutti colori, di tutte le tendenze e di tutte le estrazioni sociali.
   La “Gestapo” del locale aveva dato al numeroso gruppo una saletta tutta per loro (fate un po’ il calcolo per 50 persone, ad una media di 12/13000 lirette a persona… in quegli anni non era cosa da poco per una serata infrasettimanale!).
   Dopo il classico antipasto a base di bruschette varie, olive ascolane e prosciutto, vennero le pizze (ce chi ne prese anche due) e fiumi di birra rossa, bionda o nera ma rigorosamente alla spina (cosa c’è di più fantastico di una bella birra ghiacciata per accompagnare una pizza al salame piccante, salsiccia e funghi?), e poi la torta… anzi, le torte, ben tre, una per ogni festeggiato.
   L’aria si era subito surriscaldata appena il folto gruppo di amici aveva messo, come si dice in ternano, “le cianche sotto lu tavulinu” (trad. “le gambe sotto il tavolo”): grissini, palline di pane, salviette di carta che volavano da tutte le parti, e l’intromissione del fantastico liquido dorato nel corpo di ogni singola persona, non fece altro che aumentare il tasso di eccitazione in ognuno.
   Grida, insulti, rumori insulsi della bocca (leggi “rutto libero”) e di altre parti del corpo (leggi “scorreggia libera”), erano le cose più in uso in quella serata.
   Questa specie di cena durò all’incirca un paio d’ore e, al momento di saldare il conto (della serie “a li cunti facemo li pianti”!), ci fu una gradevolissima: alle solite 5000 lire per una pizza, 3000 per una birra media, 3000 per l’antipasto e 1000 lire per il coperto, furono aggiunte:
-      50.000 lire per il servizio al tavolo (!)
-      80.000 lire per 4, dico 4, bottiglie di sciacquatura di fogna che i padroni del locale chiamavano spumante (!!)
-      100.000 lire come compenso per i cinque camerieri messi a disposizione (!!!)
-      50.000 lire per 20 bottiglie (cioè 2500 la bottiglia, manco fosse “Mò esce Antonio”… cioè Moet & Chandon…) di acqua minerale liscia, gasata o Ferrarelle? (!!!!)
-      50.000 lire per il taglio delle tre torte (!?!?!?!?!?!?!?!?!?)
per un totale di 330.000 lire in più del previsto.
   Voi, al posto di questi bravi ragazzi tutti casa e chiesa, cosa avreste fatto? Da bravi ragazzi quali erano, cominciarono a tirar fuori anche le monetine da 50 e da 100 lire (che «Porca puttana me servivano pe’ lu flippere!») che qualcuno aveva nel taschino dei jeans da almeno 10 anni; addirittura, un ragazzo non identificato tirò fuori un miniassegno da 150 lire, di quelli che andavano negli anni ’70 quando c’era la moria dei soldi spicci; Roby s’inventò anche un paio di banconote da 1000 lire fuori corso da sei o sette anni (lui diceva, e dice ancora, poiché le tiene gelosamente nascoste nel suo portafoglio, che sono dei portafortuna… mah!).
   Insomma, alla fine riuscirono, tra sconti e qualche bestemmia, a raggiungere il totale di £ 1.237.000, ma quelle povere piante fuori del locale, quelle cassette per le bottiglie, quelle bottiglie di vetro vuote, quei bidoni per la spazzatura, ancora oggi, dopo oltre 20 anni, si stanno ancora chiedendo “chi mai fossero quei pazzi furiosi che, in una sera di maggio del 1983, ci presero a calci e pugni, senza apparente motivo”.
   Naturalmente la “Gestapo” del locale chiamò la Police, che arrivò con “tre-volanti-tre”, Police che riuscì a riportare la calma, spiegando a quei bravi ragazzi che se non se la smettevano sarebbero stati invitati tutti ad un party in Questura. Non che questo importava poi tanto a qualcuno (Piero, il solito Piero, aveva già una denuncia per maltrattamenti ad un pubblico ufficiale), ma c’erano delle ragazze innocenti che avevano messo mano al portafoglio senza proferire alcuna parola, c’erano i cugini di Marco e Luca in preda al panico (e vorrei vedere… avevano si e no 14 anni!).
   Tra raccomandazioni e improperi vari, il gruppo si sciolse in vari gruppettini, tipo quello delle amiche di Silvia che cominciarono ad inveire sulla malcapitata con “ma che razza d’amici che c’hai!” o “che bastardi gli amici tuoi!” eccetera, mentre loro, nel loro completino nuovo di laurabiaggiotti e nelle borsette mandarinaduck nuove, cominciavano ad emanare una puzza di cacca che si sentiva da un chilometro di distanza.

   Ma anche quella serata, come tutte le altre, era destinata a finire, e Roby si ritrovò sul lettino, con le mani dietro la nuca appoggiate al muro, con lo sguardo penetrante e ammonitore (mica poi tanto, eh…) di Halford alla sua sinistra e quello più inquietante di Ozzy sopra di lui.
   I postumi della serata stavano lentamente passando, e con essi, tutta la paranoia che era subentrata nel finale di questa, che fu tramandata ai posteri come

LA BATTAGLIA DEL LOVE DRINK

una battaglia che aveva visto perdere la sua dignità e la sua moralità, se ne aveva ancora una.

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