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venerdì 27 gennaio 2012

TERNI CITY ROCKERS: 21a puntata


«Mi ha sempre ossessionato l’impossibilità
di rendermi conto di certi atti,
o pensieri improvvisi dell’uomo,
se non supponendo l’intervento
di una forza malvagia a lui esterna.»
   (Charles Baudelaire)

QUINDICESIMO

   Per il campionato di serie C1 1983/84, Roby ricominciò a seguire le Fere; si preannunciava, infatti, un campionato d’avanguardia per i colori rossoverdi. Erano stati fatti degli acquisti importanti, a cominciare dall’allenatore, Giovanni Meregalli, un ex giocatore delle fere degli anni sessanta, per proseguire con il gradito ritorno del portiere Graziano De Luca, dei difensori Gianluca Signorini (R.I.P.) e Stefano Colantuono (si, proprio lui, l’ex allenatore degli odiati cugini peruggini), dei centrocampisti Longo, Lucido e Spagnolo, e degli attaccanti Sartori e Lovison; ma, soprattutto, c’era la possibilità di rivedere un derby dopo tanto tempo, non il derby per antonomasia quello col Perugia, ma contro un più anonimo Foligno, promosso quell’anno nella categoria superiore.
   L’inizio non fu dei più incoraggianti: le prime 12 partite furono 11 pareggi e una sonora vittoria col Siena per 3 a 1; quindi, dopo dodici giornate, la situazione era questa: la Ternana aveva 13 punti, con 6 gol all’attivo e 4 al passivo, una gran bella difesa, non c’è che dire, ma un attacco del piffero!
   L’unico acuto degno di nota, fu il derby d’andata con il Foligno, e questo ve lo voglio raccontare.

   Domenica 6 novembre, ore 10 del mattino: Bruno, Roby e Marco (gli unici Strangers veramente tifosi) e suo cugino Andrea, si ritrovano alla stazione di Terni insieme con altri 500 ultras, in attesa del treno che li porterà a Foligno ad assistere al derby FOLIGNO-TERNANA, valido per la 13ª giornata del girone d’andata del campionato italiano di calcio serie C1 girone B.
   Per Roby è la prima trasferta dopo quasi dieci anni (l’unica volta fu una partita ad Arezzo, quando le Fere erano ancora in serie B, e non fu una vera e propria scampagnata, vista la non eccelsa amicizia tra le due tifoserie… ma quelli erano altri tempi), lui che segue le Fere dal lontano 1972, anno della prima e clamorosa promozione in serie A.
   C’è una tensione e un’attesa febbrile nell’aria pungente di quella mattina, una tensione che si poteva tagliare col coltello: finalmente un derby! Non era certo IL DERBY ma era sempre un momento di aggregazione e di scambio di opinioni (e non solo quelle…).
   Il treno speciale arrivò alla stazione folignate verso le 11 (ci sono 50 chilometri tra le due città) e la marea di sciarpe e vessilli rossoverdi, cominciò a muoversi verso il “Santo Pietro”, scortata da ingenti forze dell’ordine, dalla Polizia ai Carabinieri, dai Vigili Urbani ai Vigili del Fuoco, dalla Guardia Forestale alle Crocerossine, ma tutto, per ora, sembra andare liscio.
   Arrivati davanti al piazzale dello stadio, i nostri amici e tutta la marea di giovani supporters della Ternana, pranzarono con panini e birra portati direttamente da casa. Era una giornata uggiosa, grigia, anche abbastanza fredda, con una nebbiolina fastidiosa che ti penetrava dentro il giubbotto di pelle peggio di un ago; fortunatamente, per lo meno, non piove.
   Le 13 sono ancora lontane (orario di apertura dei cancelli) e tanto più le 14 e 30 (orario d’inizio della partita), e allora il gruppo di amici si mette a parlare con dei celerini giunti appositamente sul luogo da Perugia a bordo di vari pullman per dar man forte alle scarse forze dell’ordine locali, in caso di prevedibili incidenti.
   «Mi raccomando, non fate cazzate, ok?» disse quello che sembrava più alto in grado.
   «No… noi siamo tifosi calmi… non c’è bisogno di tutto questo esercito!» rispose Bruno, e gli altri risero.
   Rimangono lì fuori a parlare con i celerini più giovani, ventenni che hanno già fatto una bella lobotomia al cervello, che raccontano spettacolari aneddoti riguardo servizi d’ordine nei vari stadi d’Italia, da Milano a Palermo; ci sono agenti che amano all’ennesima potenza questi tipi di tensione, più della loro stessa madre, e Roby capisce come mai a lui non è mai venuto in mente di fare il Carabiniere: non sarebbe mai stato capace di odiare un suo simile al punto di prenderlo a manganellate solo per il perverso gusto di farlo.
   All’una precisa, i cancelli si aprono e i tifosi di rosso e verde bardati, vengono sistemati in una curva proprio sotto gli spogliatoi, dietro una delle due porte. In un batter d’occhio la curva si riempie di sciarpe e bandire, e al grido di “Hasta la victoria sempre!”, cominciano i canti ed i cori tipici degli stadi.
   Tra gli ultras arrivati in treno e i tifosi venuti in macchina, si possono contare oltre un migliaio di ternani assiepati sulle scalee degli spalti del piccolo stadio folignate: troppi per poliziotti frustrati da anni di multe e ladri di polli, e allora giù a caricare con manganelli e giberne i teppisti ternani come se fossero rei di chissà quale omicidio preterintenzionale.
   La carica fa scappare via tutti dalla curva, dal sedicenne con la sciarpa sul viso per non farsi riconoscere, al padre di famiglia con moglie e figlioletto al seguito e, sotto l’incitamento dei quattro gatti delle tifoseria del Foligno, denominati “Hooligans” (brrr… che fantasia…), le forze dell’ordine cominciano a randellare chiunque capiti loro a tiro… e pensare che è solo una partita di calcio (e non è ancora iniziata, la partita!)!
   Il povero Andrea prende una manganellata sulla spalla che lo fa gridare dal dolore per parecchio tempo; Roby e Bruno riescono a sgaiattolare via prima della carica: «A Brù, qui se mette male… damoce!» dice Roby all’amico, che non se lo fa ripetere due volte anche se è grande e grosso. Marco, intanto, che è rimasto attardato, riesce, in qualche modo, ad evitare il peggio rifugiandosi proprio dietro una coppia di anziani.
   Gli ultras cercano di reagire, ma i manganelli sulle spalle fanno male, e volano anche verso altre parti del corpo con non nomino per decenza: quando un poliziotto ha il “bersekergang” come i vichinghi, non ci puoi neanche parlare, perché “’ndo coje, coje!”.
   Ci volle l’intervento dei giocatori della Ternana per sedare il tumulto (causato, tanto per cambiare, dalle forze dell’ordine mica dai tifosi… e potete credermi, successe proprio così. Hai voglia a dire che gli ultras sono solo dei delinquenti ma sono sempre i tutori della legge a cominciare e non mi vergogno a dirlo anche se dovessi essere citato per diffamazione, porca puttana!), anche se pure loro se la videro brutta. Il capitano Lele Ratti rischiò un’aggressione da parte degli inservienti dello stadio, sotto le grida della tifoseria avversaria: «Ammazzalo! Bucaje la panza a quel ternano de merda!» e riferisco solo le frasi più pulite.
   Ma alla fine, tutto si placa, e la partita ha finalmente inizio, finalmente si può cominciare ad incitare i propri beniamini sotto la guida dei soliti Marcello, Bibbo e Rambo.
   Finì 1 a 1, e per fortuna il narnese Martini riuscì a pareggiare il vantaggio iniziale del Foligno… ma durante il tragitto di ritorno dallo stadio alla stazione, capitò di tutto: macchine targate PG prese a calci e pugni, finestrini sfondati, gomme squarciate, donne oltre i 60 che si rinchiusero dentro casa urlando quando qualche buontempone cominciava a tirarsi giù i pantaloni, senza che la Polizia, stavolta, osi alzare un solo dito.
   Per arrivare alla stazione bisogna costeggiare il fiume Topino, e lungo la strada, un malcapitato ragazzo di Foligno, dentro alla sua bella auto, con tanto di biondina al fianco, ha la brillante idea di prendere quella strada. Viene preso come bersaglio di parolacce, sputi e gesti inconfondibili (soprattutto rivolti alla ragazza). E lui che fa? Innesca la retromarcia e pigia sull’acceleratore a tavoletta, e cerca di investire chiunque gli capita a tiro, e molti, tra cui anche i nostri quattro amici, sono costretti a lanciarsi lungo l’argine del fiume, col rischio di andare a farsi un bel bagno gelato fuori stagione (ricordatevi che siamo al 6 di novembre…).
   E non finì lì.
   Dentro la stazione altri incidenti, orari dei treni letteralmente divelti dai muri, lavandini dei bagni completamente staccati dal muro, wc intasati da qualsiasi cosa si ha sottomano, piante sradicate dai vasi e gettate sui saloni lindi e puliti come carta straccia, e la pazienza delle forze dell’ordine fu messa a dura prova, e qualcuno si ritrovò al Pronto Soccorso.
   E non finì lì.
   Il treno, bene o male, riesce a partire, ma dopo circa un chilometro, qualcuno tira il freno d’emergenza dopo che un sasso lanciato dalla strada rompe un finestrino. Il treno si ferma vicino ad un passaggio a livello, e da lì comincia una sassaiola con i tifosi del Foligno appostati lungo la strada. Gli ultras ternani scendono a raccattare sassi lungo la linea ferrata per rispondere all’attacco avversario, e così via, per un’altra mezzora da incubo.
   E non finì lì.
   Alla stazione di Spoleto altri incidenti: dai finestrini parte di tutto contro i vetri delle finestre, contro gli ingenui viaggiatori di altre linee ferroviarie che non riescono a capire cosa sta loro succedendo.
   Finalmente, dopo quasi tre ore, il treno arriva alla stazione di Terni; si contano i feriti ed i contusi, ma con l’arrivo a casa, la rabbia dei ternani finì, ma finì, con quella avventura, anche l’amore di Roby verso certi sportivi o pseudo tali.
   Per molto tempo non riuscì più ad entrare in uno stadio, nonostante amasse molto il calcio.
   Ci vorrà uno spettacolare campionato di C2 con tanto di spareggio finale a Cesena con il Chieti per la promozione in C1, nel 1989, per risvegliare in lui il viscerale amore per i colori rossoverdi! Amen!

   Per la cronaca, la Ternana si salvò solo all’ultima giornata, dopo un campionato assurdo che era iniziato con la consapevole certezza di un ritorno verso campionati più consoni al blasone della società.
   E non fu l’ultima volta.

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